L’Associazione Beato Domenico Barberi da mesi ha iniziato a sostenere un progetto per ex detenuti con il Gavac di Viterbo. Mi permetto attraverso “Sosta e Ripresa” di spendere qualche parola a riguardo. Papa Francesco, fragile e stanco, che non ce la fa a celebrare tutto il rito del Giovedì Santo il 17 aprile 2025, a San Pietro, lascia il compito al cardinale Gambetti e va a visitare i carcerati a Regina Coeli. Ha detto: “È un bel gesto quello di spalancare, aprire le porte. Ma più importante è quello di aprire il cuore. Cuori aperti, e questo fa fratellanza…”. Ricordo Papa Giovanni XXIII nel 28 dicembre del 1958, quando incontrando i detenuti disse a braccio: “…metto i miei occhi nei vostri occhi…”. “Ero carcerato e siete venuti a visitarvi…” aveva detto tanto tempo fa il maestro che noi cerchiamo di seguire nella nostra vita. Spesso non possiamo fare altro che “andare senza andare”. E’ un andare della coscienza che si muove verso il rispetto di chi ha sbagliato, anche a volte gravemente. E rispetto non vuol dire accettare e scusare l’errore, ma semplicemente far sentire che non buttiamo via le persone, che desideriamo aiutarli a cambiare vita e rendere la loro vita un servizio per la comunità, con senso di onestà, accoglienza, gentilezza, rispetto… valori che anche noi dobbiamo stare attenti a far crescere in noi e attorno a noi. Compito non facile che richiede saggezza e prudenza. In chi ha speso anni nelle carceri, a parte le ragioni che lì li hanno portati, c’è tutto un bagaglio di stile di vita vissuto nelle carceri, a volte difficile da capire e da accettare. Guardare negli occhi e rispettare non vuole dire farsi coinvolgere in atteggiamenti non accettabili in una convivenza civile. Aprire la porta del cuore è un atteggiamento di empatia che non tutti hanno. Ma ci sono persone che sono più capaci di altre. E le dobbiamo sostenere se possibile. Tutti possiamo “visitare” un detenuto che non si può andare a trovare. Mettiamo ali a un atteggiamento interiore di rispetto e non di giudizio e di condanna. C’è sempre una “Sosta” nella vita e poi una “Ripresa”. Aiutiamo chi nella sosta è anche caduto a riprendersi di nuovo. Anzi, una cosa che suggerirei, una volta ogni tanto invitiamo questi nostri amici, a pranzo con noi. Facciamo assaggiare loro un incontro tra persone che forse non conoscono bene, un dialogare sereno, una sorridere senza inganni, un abbraccio limpido e magari, anche uno stile di vita più maturo e più responsabile. Anche questo è “visitare e andare a trovare” chi deve liberarsi dalle sbarre interiori. Questo aiuterà anche noi a liberarci dalle sbarre del giudizio e del timore. E’ il guardare negli occhi di Papa Giovanni e l’ aprire le porte del cuore di Papa Francesco.

 

don Gianni Carparelli

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