Rileggendo il documento “Le questioni economiche e finanziarie”: il denaro
deve servire l’uomo e non l’uomo il denaro. Ne abbiamo parlato con il collega
giornalista Corrado Tocci della Commissione Lavoro e problemi sociali della
Conferenza Episcopale del Lazio.
di Stefano Stefanini
Con il collega Corrado Tocci, membro della Commissione Lavoro e problemi sociali della
Conferenza Episcopale del Lazio, abbiamo approfondito in varie occasioni i contenuti ed
i risvolti pratici del Documento Oeconomicae et pecuniarie quaestiones” il tema,
fondamentale, per la Dottrina Sociale della Chiesa, nella dimensione del contributo che
le istituzioni e gli enti finanziari possono dare al rilancio dell’economia per imprese
e famiglie in difficoltà, in particolare per il finanziamento della piccola e media
impresa artigianale e la questione della crisi di liquidità di famiglie e imprese, in
questo periodo di grave emere, non meno vasta, emergenza economico-sociale.
L’ “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”, letteralmente “questioni economiche e
finanziarie”, è il documento pubblicato il 6 gennaio 2018 attraverso il quale Papa
Francesco, attraverso le argomentazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede
ha espresso idee e moniti riguardo il mondo della finanza.
Il documento è incentrato sul legame tra etica e denaro e sulla possibilità di
delineare strade utili alla finanza per svilupparsi secondo regole morali e in vista del
bene comune.
In sintesi sono lontani i tempi in cui i soldi erano esclusivamente prodotti del demonio e
sinonimo di peccato.
Il testo è stato redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in collaborazione
con il Dicastero, approvate e pubblicate per ordine del Papa.
All’interno del testo trovano spazio proposte di un controllo statale per una finanza
responsabile, priva di titoli che possano trarre in inganno gli acquirenti e contro le
maxi speculazioni capaci di affossare interi sistemi economici.
La Finanza deve perseguire come unico obiettivo il miglioramento del bene comune
e per farlo è necessario che risponda a regole morali ed etiche, indicate da sistemi
esterni alla finanza stessa, come in primis le leggi regolatorie dello Stato, in armonia
con i dettami costituzionali della tutela del risparmio e del ruolo della finanza come
uno degli attori principali dello sviluppo economico equilibrato per famiglie e
imprese .
Per il Papa, l’economia necessita di riportare al centro l’uomo, la persona nella sua
interezza: “ha bisogno dell’etica per funzionare correttamente. Non di qualsiasi etica, ma di
un’etica centrata sulla persona”.
Un cambio di etica, incentrata alla persona, può portare a guardare gli altri non
come potenziali concorrenti, ma come “possibili alleati, nella costruzione del bene. Nel
documento si legge chiaramente che: “nessun profitto è legittimo quando non
raggiunge l’obiettivo della promozione integrale della persona umana, la
destinazione universale dei beni e l’opzione preferenziale per i poveri”.
Per chi scrive nella nostra Costituzione Repubblicana si parla di “ funzione sociale “
dell’attività economica nelle sue espressioni plurali, orientate alla crescita
complessiva del corpo sociale. A tutti i cittadini va data l’opportunità di
realizzazione, attraverso il “Lavoro” qualificato , in tutte le sue forme.
La difficoltà sta nel creare le condizioni di piena occupazione, senza sterili assistenzialismi
e furbesche scappatoie o illusioni finanziarie che riportano sempre a remunerare in modo
parassitario chi detiene i capitali e rendite puramente finanziarie,senza produrre beni e
servizi alla collettività’. Rendite parassitarie artatamente preferite alla diffusione capillare
del credito per chi vuole impegnarsi in attività economiche nuove, rispettose dell’individuo
e dell’ambiente .
In questa ottica anche l’intelligenza artificiale può essere un valido strumento di
liberazione dalla penosita’ e ripetitività del lavoro, favorendo miglioramenti di prestazioni
altamente qualificate, o di medio basso profilo, in campo medico scientifico, della ricerca
scientifica, della produzione industriale, nel commercio .
Viceversa mai l’intelligenza a artificiale potrà sostituirsi alla creatività’, alla
sensibilità’ irripetibile e al genio umano in campo artistico, comunicazionale
giornalistico, della diffusione del pensiero, delle varie culture e delle diverse
opinioni degli individui.
Inoltre nel testo delle “questioni economiche” viene indicato chiaramente come la
Chiesa e la sua dottrina sociale possano essere un aiuto nel portare all’interno dei
curricola universitari e delle business school una formazione etica e morale agli
studenti.
Pertanto “profitto e solidarietà non sono più antagonisti”: ma è necessario realizzare un
interscambio tra le due dimensioni di impresa e cooperazione, al fine di creare un circolo
virtuoso nei mercati.
Le autorità pubbliche dovrebbero fornire una certificazione per ogni prodotto generato
dall’innovazione finanziaria, al fine di preservare la salute del sistema e prevenire effetti
collaterali negativi”. È insomma quanto mai “urgente un coordinamento sovranazionale tra
le diverse strutture dei sistemi finanziari locali”.
Se il profitto non è più visto come negativo, è anche importante cessare la
contrapposizione tra etica e azione imprenditoriale: l’obiettivo del mero profitto non basta
più all’economia e ha già creato troppi danni. Ecco perché risulta importante l’istituzione di
comitati etici all’interno delle banche, per sostenere i Consigli di Amministrazione nella
gestione delle attività.
Se la finanza deve rivedere alcuni principi sui quali si è basata finora, anche il
singolo deve capire il proprio valore all’interno del mercato: “diventa evidente
quanto sia importante un esercizio critico e responsabile di consumo e risparmio”.
Il documento disegna l’idea di una finanza più umana, che metta al centro il profitto, la
crescita comune e non individuale e che accetti di rispettare regole etiche e morali.
Vedremo gli sviluppi di carattere economico sociale di questa visione più umana della
finanza, in relazione all’art. 47 della Costituzione Repubblicana che delinea chiaramente
scopi e finalità dell’esercizio del Credito e della Tutela del Risparmio: “favorendo l’accesso
del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al
diretto o indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
Gli argomenti di sintesi del Documento Oeconomicae et pecuniariae
quaestiones”: L’amore al bene integrale è la chiave dello sviluppo.
Facendo riferimento alla Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, nel documento
si sottolinea che “l’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una
forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma
anche “macro-relazioni, rapporti sociali, economici, politici”. La chiave di un
autentico sviluppo è “l’amore al bene integrale, inseparabilmente dall’amore per la verità”.
Per promuovere tale sviluppo è cruciale “il discernimento etico”. E la Chiesa – si legge
ancora nel documento – “riconosce fra i suoi compiti primari anche quello di richiamare a
tutti, con umile certezza, alcuni chiari principi etici”.
Mondo governato ancora con criteri obsoleti
Il documento prende in analisi anche la storia recente del tessuto economico mondiale.
“La crisi finanziaria degli anni scorsi – si sottolinea – poteva essere l’occasione per
sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova
regolamentazione dell’attività finanziaria, neutralizzandone gli aspetti predatori e
speculativi e valorizzandone il servizio all’economia reale”. Nonostante “sforzi
positivi a vari livelli”, non c’è stata “una reazione che abbia portato a ripensare quei
criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”.
Lucrare è deplorevole
Un fenomeno inaccettabile “è lucrare sfruttando la propria posizione dominante con
ingiusto svantaggio altrui o arricchirsi generando nocumento o turbative al benessere
collettivo”. E tale prassi è particolarmente deplorevole, dal punto di vista morale, “quando
il mero intento di guadagno da parte di pochi – magari di importanti fondi di investimento –
mediante l’azzardo di una speculazione volta a provocare artificiosi ribassi dei prezzi di
titoli del debito pubblico, non si cura di influenzare negativamente o di aggravare la
situazione economica di interi Paesi”.
Economia e cultura dello scarto
A destare preoccupazione, in particolare, è il dilagare, anche in ambito economico, di
quella che Papa Francesco definisce “cultura dello scarto”. “E’ in gioco – si ricorda nel
documento – l’autentico benessere della maggior parte degli uomini e delle donne del
nostro pianeta, i quali rischiano di essere confinati in modo crescente sempre più ai
margini, se non di essere esclusi e scartati dal progresso e dal benessere reale, mentre
alcune minoranze sfruttano e riservano per sé soltanto ingenti risorse e ricchezze,
indifferenti alla condizione dei più”.
L’egoismo fa pagare a tutti un prezzo troppo alto
In un contesto segnato da profonde disuguaglianze è necessario un ripensamento dei
modelli economici. “É perciò giunta l’ora – si osserva nel testo – di dar seguito ad una
ripresa di ciò che è autenticamente umano, di allargare gli orizzonti della mente e del
cuore, per riconoscere con lealtà ciò che proviene dalle esigenze della verità e del bene”.
É sempre più chiaro che” l’egoismo alla fine non paga e fa pagare a tutti un prezzo troppo
alto”. L’economia non deve essere vista come uno strumento di potere ma di servizio: “il
denaro – si sottolinea nel documento – deve servire e non governare”.
Nuove forme di economia
Operatori competenti e responsabili sono allora chiamati ad “elaborare nuove forme di
economia e finanza, le cui prassi e regole siano rivolte al progresso del bene comune e
rispettose della dignità umana, nel sicuro solco offerto dall’insegnamento sociale della
Chiesa”. In particolare, si sente la necessità di intraprendere una riflessione etica su “taluni
aspetti dell’intermediazione finanziaria, il cui funzionamento, quando è stato slegato da
adeguati fondamenti antropologici e morali, non solo ha prodotto palesi abusi ed
ingiustizie, ma si è anche rivelato capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale”.
Alla ricerca del bene comune
Per rimodellare gli odierni sistemi economico-finanziari, ciascuno di noi – si legge infine
nel documento “può fare molto, specialmente se non rimane solo”: “numerose associazioni
provenienti dalla società civile rappresentano in tal senso una riserva di coscienza e di
responsabilità sociale”. Oggi più che mai, “siamo tutti chiamati a vigilare come sentinelle
della vita buona ed a renderci interpreti di un nuovo protagonismo sociale, improntando la
nostra azione alla ricerca del bene comune e fondandola sui saldi principi della solidarietà
e della sussidiarietà”. Nel documento non mancano infine proposte concrete: “È stato
calcolato – si legge – che basterebbe una minima tassa sulle transazioni compiute offshore
per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo: perché non intraprendere
con coraggio la via di una simile iniziativa?” Nel dopo coronavirus anche queste
problematiche dovranno essere governate in un modo diverso, orientato ad una
ridistribuzione delle risorse, del lavoro e del benessere sociale.