Sonetto VIII – Pablo Neruda
Se non fosse perché i tuoi occhi hanno color di luna,
di giorno con argilla, con lavoro, con fuoco,
e tieni imprigionata l’agilità dell’aria,
se non fosse perché sei una settimana d’ambra,
se non fosse perché sei il momento giallo
in cui l’autunno sale su pei rampicanti
e anche sei il pane che la luna fragrante
elabora passeggiando la sua farina pel cielo,
oh, adorata, io non t’amerei!
Nel tuo abbraccio io abbraccio ciò ch’esiste,
l’arena, il tempo, l’albero della pioggia,
e tutto vive perché io viva:
senz’andare sì lungi posso veder tutto:
vedo nella tua vita tutto ciò che vive.
Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto,  qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.
Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.
don Gianni Carparelli
foto:  scultura posta nel santuario di Littlemore Sutton GB in cui viene rappresentato il Beato Domenico della Madre di Dio (Barberi da VT) mentre  accoglie John Henry Newman nella chiesa cattolica dopo l’abiura alla fede anglicana
(Il Sonetto VIII è stato meditato, da don Gianni Carparelli, nella chiesa S.Maria Mater Amabilis, in cui viene venerato il Beato Domenico della Madre di DIO, di Castel d’Asso.)
La meditazione legata alla parabola del figliol prodigo è avvenuta, contemplando un genitore (Dio) che vede i figli tornare dopo la tempesta della vita.
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