In meditazione davanti all’altare: 13 marzo 2025 ore 11:00am
(nella Chiesa dei “Santi Valentino e Ilario a Viterbo)
Non era la prima volta. Ma ogni tanto mi scopro a nuotare dentro le devozioni. Durante un ritiro spirituale con i sacerdoti a Viterbo, sono seduto davanti all’altare preparato per la “Adorazione del Ss.mo Sacramento”. Sullo sfondo alla mia destra un enorme crocifisso che attira la mia attenzione. Mi era successo anche nella Chiesa di San Faustino (Viterbo) il 10 marzo, per l’Apertura della esperienza “La Tenda”, ma era stata quasi una occhiata di sfuggita. Oggi no. E’ come se avessi avuto una visione.
Attenti: non una apparizione, alle quali non credo anche se rispetto quando narrate da persone semplici e buone. Una visione. Forse un po’ come l’esperienza della Trasfigurazione nel Vangelo di Luca 9:28 della seconda domenica di Quaresima 2025. Io ho visto qualcosa, anche se era solo un dialogo nel mio spirito suggerito dalle circostanze spirituali, interiori ed esteriori. A un certo punto, avevo gli occhi chiusi, ho come visto quel Cristo gigantesco del crocifisso, scendere dalla croce e muoversi verso l’altare dove avevano esposto l’ostensorio. Sembrava volesse entrare e sostituirsi all’ostia, ma non riusciva a farsi piccolo piccolo per prendere il suo posto. In fondo sarebbe stato il “suo” luogo. Non ci riesce e lo vedo scendere tra di noi, tra i banchi, tra la gente, e poi uscire con noi dalla chiesa per incontrare le strade, le case, le piazze. Si guardava intorno e i nostri occhi lo seguivano, e salutava gli studenti della scuola accanto, i frequentatori del bar, le folle in macchina alla rotonda del cimitero e verso la superstrada e ci domandava dove fossero i luoghi delle guerre dove i suoi fratelli e sorelle morivano e facevano morire. Pretendeva di entrare nei “sacelli pseudo sacri” dove si incontrano i potenti che pensano di essere il nome di Dio che decide, dice e disdice. Voleva gli indirizzi delle case di cura, come quella di Villa Serena dove ci sono centinaia di anziani insieme al nostro don Giulianelli, della parrocchia dove abita don Enzo Aquilani, ormai in attesa di essere chiamato… voleva sapere tutto. Mi direte, ma come fai a immagine questo se è un mistero? Avete ragione, ma lo immaginiamo da secoli e non ci abbiamo capito nulla, fatemi immaginare quello che è immaginabile e, per me, desiderabile. Credo veramente che Gesù è presente e che scende dalla Croce, ma per incontrare e incontrarci. Non scende per restare chiuso in una teca d’oro. La vera adorazione si consuma nella vita non seduti nei banchi. Questa ci aiuta ma Gesù non si ferma ritirato lì. E non è il suo corpo fisico che cammina, ma la sua gloria, quella di un corpo “mistico” che si scioglie quasi nella vita di chi crede in Lui. E la Chiesa, popolo di credenti, diventa il suo Corpo mistico. Con Lui che esce dell’ostensorio ci siamo tutti noi che usciamo dalle devozioni dorate e mettiamo le mani nel fango della storia. Ho riaperto gli occhi mentre qualcuno incensava per la benedizione. Certo, mi sono detto: questo incenso mi conduce in alto, in quell’alto monte che è dentro di me e nella mia vita. Il monte Tabor non è un luogo nella geografia, ma un luogo vivente, spazio della presenza del mistero che ci affascina e illumina. L’inno che avevamo pregato nell’ora media diceva: “O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino e unico, fonte di eterno amore”. Non ho capito bene il mistero, ma l’ho sentito più vicino e che mi diceva: “svegliati e cammina, alzati e cammina”, diventa tu la benedizione per il mondo affaticato e oppresso. Il signore aggiunse, mi sembrò di sentire: “… chi conosce me, conosce il Padre” (Gv 14)… e chi conosce voi deve poter dire: ho incontrato la presenza di Dio”. “Nunc dimittis servum tuum domine secundum verbum tuum in pace, quia viderunt oculi mei salutare tuum, quod parasti ante faciem omnium populorum: lumen ad revelationem gentium et gloriam plebis tuae Israel” (Luca 2)