I Pugnaloni, che ogni anno vengono realizzati nel contesto della festa della Madonna del Fiore,

sono l’elemento caratteristico dell’identità culturale della città di Acquapendente. Non sono,
infatti, opere a tema libero, ma libere interpretazioni del momento fondante la comunità.

Nella loro evoluzione storica, i pugnaloni possono, oggi, essere descritti, prima di tutto, come un
codice, che ogni Aquesiano impara a leggere fin da piccolo. I petali e le foglie, che compongono
l’opera, evocano, d’impatto, il miracolo del ciliegio fiorito, il Barbarossa, la libertà comunale,
il mondo contadino, il Signore di Mezzo Maggio: sono il racconto annuale della fondazione
della storia di questo popolo. Ecco perché, se tutti ne ammirano la straordinaria bellezza, solo
un aquesiano ne comprende il significato nella sua profondità. La vera giuria, che premia un
pugnalone, è il rispetto della storia civile e religiosa di Acquapendente. Se un pugnalone non
fosse questo, se non contenesse, cioè, gli elementi culturali in cui il popolo riconosce la sua
storia: anche se toccasse i temi più nobili, ma non come interpretazione dell’evento 1166, non
sarebbe un pugnalone: certamente, un’opera pregevole e d’effetto, ma non un pugnalone. Allora
potremmo parlare, come è ovvio, di una festa, ma non della festa che per otto secoli è la festa
del popolo di Acquapendente; sarebbe, come lo è, una festa bella, turisticamente interessante,
ma sul piano dell’identità culturale un anacronismo: un evento sradicato dalla sua storia. Ecco perché non possiamo parlare di per sé, di Festa dei Pugnaloni, come talvolta si sente dire, ma
più correttamente di Pugnaloni di Acquapendente. Il connotato religioso della manifestazione
della terza domenica di maggio, in questo senso, non è esclusivo, ma inclusivo di una collettività
che, nella diversità delle sensibilità, si ritrova una come popolo, una categoria, questa, che
andrebbe recuperata nel suo significato più vero. La non comprensione di questi elementi di
antropologia culturale, favorisce il tentativo di appropriarsi, da parte di una qualsiasi tipo di
élite: politica, culturale, economica, generazionale, di una manifestazione, che appartiene al
popolo, in quanto popolo, perché generata dal di dentro del popolo. Sul piano sociale questi
tentativi diventano fratture insanabili nel tempo. L’auspicio del vostro parroco, perciò, è che
Parrocchia, Comune, mondo contadino, Pro Loco e gruppi, continuino a lavorare insieme per
essere i gelosi custodi di una tradizione, che continuerà a vivere se non si cercherà di sradicarla dal terreno della storia di Acquapendente, per farla diventare qualcosa senza identità.
BUONA FESTA
Il Parroco di Acquapendente
Don Enrico Castauro

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