Michael Nazir-Ali, vescovo anglicano di Rochester in Inghilterra, poteva diventare il Primate della Chiesa Anglicana, invece lo scorso mese di ottobre ha preso la sofferta decisone di passare alla Chiesa Cattolica Romana.

È un passaggio che ricorda, fatte le debite distinzioni, quello di Jhon H: Newman, anch’egli candidato ai massimi vertici della Chiesa Anglicana, che, 180 anni fa, attendeva , trepidante, l’arrivo nel suo ritiro vicino Oxford, dell’umile Passionista Domenico Barberi, per fare nelle sue mani la pesante abiura ed entrare in comunione con la Chiesa di Roma.

Il Padre Domenico (il viterbese “Meco”), sepolto nel suo Santuario in Inghilterra, non avvicinava i suoi “fratelli separati” per convertirli con la forza della spada, o piegarli con la forza delle argomentazioni teologiche (nelle quali era comunque maestro). Lo spingeva un amorevole zelo, che dichiarò ai suoi uditori nelle Midlands inglesi: “la maggioranza di voi non era ancora nata ed io già pregavo per le vostre anime. Ora io sono al centro di tutti i miei desideri terreni. Non c’è altro per me che dedicare tutte le mie facoltà al vostro benessere spirituale”.
Non era animato da proselitismo, ma dal desiderio di lavorare per gli altri, con gli altri. È questa la nuova frontiera dell’Ecumenismo, che permette di superare la diffidenza reciproca, che permette di pregare insieme, di lavorare insieme, di dialogare insieme. Questo spirito che ha permesso, durante l’Ottavario di preghiera per l’Unità dei Cristiani, di celebrare a Viterbo il Vescovo Lino a fianco dell’Arcivescovo Anglicano Ian Ernest e del Pope Ortodosso Vasile Bobita.
Venerdì 28 gennaio, rinnovando questo spirito, l’associazione del Beato Domenico Barberi celebrerà la S. Messa, a Castel d’Asso, alle 16:00.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.