Domenica19 gennaio l’Abate Sant’Antonio è tornato a Castel d’Asso per la tradizionale benedizione degli animali (LEGGI ARTICOLO). Anch’egli fa parte di quella schiera di cristiani del vicino Oriente canonizzati a furor di popolo, sottratti all’invasione islamica e divenuti modello e figura carismatica dei fedeli. Come non ricordare San Marco trafugato dai veneziani o San Nicola di Myra trafugato dai baresi e divenuto poi Santa Claus ([Ni]C[o]laus) (Babbo Natale). Il folclore popolare ha circondato questa figura di esigente anacoreta di macchiette grossolane e carnascialesche con tradizionali falò notturni e maiali all’ingrasso. In realtà il giovane Antonio è quel giovane ricco che udita la parola del Signore Gesù: “Và vendi tutto quello che hai e dà il ricavato ai poveri, poi vieni e seguimi” (Mt 19,21) l’ha eseguita alla lettera, ritirandosi poi nelle solitudini della regione egiziana della “tebaide” sostentandosi con il lavoro delle proprie mani. La sua vita di penitenza e preghiera ispirò altri cristiani a seguirne l’esempio ed a mettersi sotto la sua guida spirituale dando origine ad un monachesimo di tipo anacoretico.
Antonio morì nel 361 all’età di 105 anni. All’epoca dell’invasione araba il suo corpo fu traslato a Costantinopoli, da dove i Crociati lo portarono in Francia. Nel Medio Evo i monaci antoniani si distinsero in tutta Europa per la cura dei malati e la preparazione di pomate in special modo contro il cosiddetto “fuoco di S. Antonio” (Herpes Zoster).
Nella Chiesetta di Santa Maria Mater Amabilis a Castel d’Asso la tradizione si è rinnovata con la benedizione degli animali, che non sono più quelli che aiutavano i contadini nei lavori agricoli, ma sono più che altro, i piccoli animali di compagnia che svolgono il loro ruolo, talvolta, alleviando la solitudine od il bisogno di affetto di persone sole.
Don Gianni al momento dell’aspersione con l’acqua benedetta ha voluto allargare l’orizzonte della cerimonia che, nel mondo odierno, vuole essere anche un richiamo ad avere cura dell’intero creato, al mondo animale, al mondo vegetale, all’acqua ed alla natura. Anche il rispetto dell’uomo inizia dalle persone a noi più vicine per estendersi a tutta l’umanità.
