Alle molte voci di cordoglio che stanno accompagnando in queste ore la notizia della morte di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, si aggiunge la mia e – credo – quella di quanti, come autori o come lettori, formano la piccola comunità che si riconosce in Sosta e Ripresa. Sassoli è morto ad Aviano dove era ricoverato al Centro di riferimento oncologico, per una grave complicanza legata a una disfunzione del sistema immunitario. La camera ardente sarà allestita giovedì 13 in Campidoglio e i funerali di Stato si terranno venerdì 14 nella basilica Santa Maria degli Angeli. Lunedì 17 alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo il segretario del Partito democratico, quello di Sassoli, Enrico Letta, ex presidente del Consiglio ed ex parlamentare europeo, pronuncerà il discorso ufficiale nella cerimonia di commemorazione.
Una commemorazione dello statista si è già tenuta oggi a Montecitorio Di lui sono ricordati non solo e non tanto gli avvenimenti e i successi della sua storia professionale di giornalista e del suo servizio politico da parlamentare europeo e da ultimo da presidente del Parlamento stesso, quanto lo stile che li ha sempre accompagnati e determinati. Uno stile che si può condensare in tre aspetti: gentilezza, attenzione rispettosa all’altro, fede profonda sempre manifestata nella sua vicenda di cattolico democratico attento alla dottrina sociale della Chiesa e al servizio dei meno fortunati.
Sul piano personale posso dire che gentilezza e attenzione possedeva già nell’infanzia. Eravamo lupetti insieme, nel gruppo Asci Roma 39 (oggi Agesci Roma 30) fondato dal gesuita Audax Luigi Bellincampi, e come nostro Akela (il capo dei lupetti nel metodo scout) avevamo Sergio Massidda, che di quei due aspetti è l’esempio maggiore che io abbia mai avuto e che troppo poco ho seguito, contrariamente a David. Negli anni successivi la sua formazione politica – in senso proprio e nobile – cominciata nello scoutismo si approfondì nella Rosa Bianca, un’associazione di cultura politica che riuniva gruppi di giovani provenienti dall’associazionismo cattolico (Aci, Fuci, Acli, Asci), poi, in età già adulta nell’esperienza della Lega Democratica, un gruppo di riflessione politica animato da Pietro Scoppola e Achille Ardigò, insieme, tra altri, a Paolo Prodi e Roberto Ruffilli.
Il cattolicesimo sociale (quello che chi non legge i documenti e l’esperienza della Chiesa chiama “di sinistra” con qualche ragione o “cattocomunismo” con qualche pregiudizio ignorante) lo aveva inciso nella storia familiare e persino nel nome. Al battesimo gli era stato dato infatti quello di David Maria, un omaggio voluto da suo padre Domenico a David Maria Turoldo, il frate che educò molte coscienze, precorse le vie poi tracciate con sicurezza dal Concilio, ma che fu spesso oggetto non solo di incomprensione, ma anche di scherno, se non di vessazioni. La Firenze, dove David Sassoli nacque prima che ila famiglia si trasferisse a Roma per il lavoro del padre, anch’egli giornalista, era quella del sindaco Giorgio La Pira, del quale è aperta la causa di beatificazione, ma anche quella di chi chiamava l’omonimo di Sassoli “padre Biroldo” (il biroldo è un salame toscano).
Del resto, il recente settimo centenario di Dante, con la sua relativa spinta a rileggere la Divina Commedia, ci ha ricordato che la litigiosità dei fiorentini ha radici antiche. Davide Sassoli non era così: sebbene la sua collocazione politica fosse chiara e solida, lui non litigava con nessuno, magari perché era cresciuto a Roma, dove la sapienza popolare racconta che tutto viene assorbito, anche i contrasti. A Firenze era comunque rimasto visceralmente legato (per fare solo un esempio, tra noi lupetti c’erano romanisti, laziali, alcuni juventini e lui che tifava per la Fiorentina).
Quelli nei quali Sassoli è cresciuto erano anni di contrasti anche tra i cattolici, sia ecclesiali nella stagione conciliare, sia politici per quanto riguardava la cosiddetta unità dei cattolici nella Democrazia cristiana, un partito comunque non certo monolitico neppure al suo interno. Se a una Dc David Sassoli apparteneva era quella di Dossetti.
Il passaggio alla politica attiva di Sassoli fu nel 2009, quando l’allora segretario del Pd, Dario Franceschini, per inciso di formazione dossettiana anche lui, lo candidò alle elezioni europee come capolista della circoscrizione dell’Italia centrale. Fosse stato calcolo sulla sua notorietà (era il conduttore del Tg1 delle 20, il più seguito telegiornale italiano) o riconoscimento valoriale, il risultato fu impressionante: oltre quattrocentomila preferenze.
In questa legislatura europea, per lui la terza, ha svolto un ruolo determinante per l’indicazione e il consolidamento delle misure per fronteggiare la pandemia del Covid-19 e per il sostegno alle persone più in difficoltà e alle categorie più svantaggiate.
Nel rinnovare il cordoglio e la partecipazione nella preghiera al lutto della moglie Alessandra Vittorini, dei figli Giulio e Livia, ai familiari tutti, Sosta e Ripresa chiede al Signore della vita di accogliere David nella Sua pace e auspica che nella vita politica e sociale di questa Italia e di questa Europa tanto travagliate resti e dia frutti il suo esempio di gentilezza, il suo stile di rispetto, la sua lezione di convinzione nelle proprie idee senza acrimonia nei confronti degli avversari.
Foto tratte dal web

Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.