“La Via Francigena da Viterbo a Roma” è il titolo della nuova pubblicazione ad opera dell’Associazione Amici della Via Francigena Viterbo APS, preparata per la parrocchia di Santa Maria Nuova dal diacono don Vincenzo Mirto. Il libretto scritto e stampato in maniera agile e accattivante ha uno scopo divulgativo ed esegetico, illustrato dal sottotitolo “Spunti di riflessione lungo la strada … in vista del Giubileo 2025”.
Recentemente sta crescendo l’interesse verso gli antichi percorsi dei pellegrini della fede, in particolare la via che porta a Roma alle sepolture degli apostoli Pietro e Paolo, sull’esempio del “Cammino” di Santiago. Il libro di Vincenzo è dedicato all’ultimo tratto (105 km) della Via Francigena, la strada che percorrevano i pellegrini “romei” da Canterbury a Roma. A Viterbo l’associazione gestisce un punto-tappa per l’accoglienza dei pellegrini, una delle poche strutture sul territorio laziale espressamente specializzate per questa tipologia di accoglienza.
In questi primi anni di attività il numero di presenze è in continuo aumento spingendo ad accrescere continuamente la capacità ricettiva. Per tanti è divenuto un fatto “alla moda” tra lo sportivo, il folkloristico ed il turistico: questa pubblicazione vuole invece evidenziare il lato religioso e spirituale del cammino: una specie di vademecum del pellegrino che accompagna ogni sua tappa con preghiere e riflessioni. Conclude le pagine finali la cerimonia della Benedizione del pellegrino che viene amministrata a Viterbo nella duecentesca chiesa di San Pellegrino.
Tutto ciò tende a superare tanti interessi economici e turistici che sembrano soffocare le originali motivazioni religiose. Tante realtà territoriali, pubbliche e private, organizzano percorsi alternativi o attività connesse per attrarre le presenze con le offerte più svariate: gli amici della via Francigena sono invece tutti volontari che si rifanno allo spirito di accoglienza e fraterno aiuto che era e che è alla radice di questo fenomeno di ricerca spirituale al ritmo dei propri passi. “…una persona lascia le proprie abitudini, il proprio ambiente per mettersi in viaggio affrontando volontariamente disagi, privazioni e spesso sofferenze per raggiungere il luogo o il santuario liberamente scelto per realizzare il suo intento devozionale, penitenziale o per sciogliere un voto, ma anche per aver ottenuto o per ottenere un favore spirituale” (pag 7).
Anche la parte storica è ben sviluppata con una documentata introduzione al fenomeno almeno nella sua connotazione cristiana ed europea.
Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.