Ci sono stati nel Regina Coeli di questa domenica 8 maggio pregato e commentato da Papa Francesco dalla finestra dell’appartamento pontificio in Vaticano, molti spunti di riflessione, dall’approfondita spiegazione della figura del buon Pastore, all’invito a pregare per tutte le vocazioni, comprese quelle laicali, delle quali c’è bisogno nella costruzione cristiana e pienamente umana dell’unica famiglia di ogni popolo della terra, alla rinnovata denuncia della “insensata sciagura” della guerra, accompagnata dalla sollecitazione a pregare “…per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano il fiuto della gente che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano mai”.
Ma forse lo sunto più imperioso, sia pure nella sua estrema dolcezza, è venuto dalle parole di Francesco quando ha ricordato che in molti Paesi si dedica alle mamme la seconda domenica di maggio: “per tutte le mamme del mondo, anche quelle che non sono più qui con noi; per tutte le mamme è la nostra preghiera, il nostro affetto e il nostro augurio”.
Già, anche per le mamme che ci hanno preceduto nell’eternità di Dio. Tra loro ci sono, da più o meno tempo terreno, quelle di chi fa e dirige questo giornale.

E c’è la fondatrice di questo giornale, Tommasa Alfieri, che figli nella carne si era negata con la sua scelta vocazionale di laica consacrata e che madre spirituale è stata per molti nella sua lunga e operosa vita terrena. Il riconoscimento di questa sue duplice condizione è testimoniato anche dai diversi modi nei quali veniva chiamata da quanti la conoscevano, dal più comune “la Signorina”, al più confidenziale “signorina Masa” fino al più intimo e dolca “mamma” che permetteva ai suoi discepoli più devoti e vicini, come l’editore di questo giornale, Mario Mancini.
Sì: sarebbe piaciuto alla signorina Masa questo Regina Coeli di un Papa che non ha conosciuto. Le sarebbe piaciuto per quanto detto esplicitamente e per il senso sottinteso alle sue parole. Perché se una grande educatrice come lei ha realizzato la parte intimamente e spiritualmente materna della sua vocazione lungo gli anni, sapeva bene che le mamme – moltissime se anche non tutte – compiono nella quotidianità il cammino inverso con risultati ugualmente fecondi. E a rifletterci bene, l’insegnamento delle madri tocca tutti i punti indagati dal Papa in questa preghiera di un mezzogiorno di maggio: la grazia di stato sacramentale a quante hanno seguito la vocazione matrimoniale, l’affidamento imitativo al buon Pastore che si ascolta, si sforza di conoscere, nel significato più pieno di amare, e si è spinti a fidarsene e a seguirlo, andando “… nella Sua direzione, cercando chi è perduto, interessandosi di chi è lontano, prendendo a cuore la situazione di soffre”, come ha detto il Papa. E certo ben poche persone hanno saputo parlare ai lontani come la signorina Masa, il quel Novecento cruento e difficile che la sua vita terrena ha attraversato quasi per intero.
Infine a ogni figlio una mamma sa testimoniare, o ricordare dal cielo con gli insegnamenti che la memoria conserva, la distinzione tra il bene e il male, sa offrire la coscienza della “sciagura della guerra”, le conoscenze che si fanno convinzione del primato della pace, bene assoluto che impegna a farsene costruttori, ciascuno per quanto può o sa, tutti chiamati a comprendere “… che le armi non la portano mai”. Perché l’amore materno sa vestirsi di sapienza.

Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.