C’è una domanda che viene quasi automatico porsi a chi per dovere professionale, almeno se a questo imperativo etico e deontologico risponde, deve riferire dell’incontro interreligioso tenuto venerdì 16, nel bosco viterbese a Belcolle in cui sorge la cappella dedicata al Beato Domenico della Madre di Dio, al secolo il viterbese Domenico Bàrberi che fu un apostolo dell’ecumenismo, in particolare in Inghilterra nel rapporto con gli anglicani.

Beato Domenico Barberi
Beato Domenico Maria Bàrberi

Una domanda che interpella, più in generale, se non tutti almeno molti che cercano di dare un senso agli avvenimenti in cui sono immersi, alla vita nella quale devono esprimere se stessi La domanda è: gli esempi servono? E ricordare qualcuno è solo commemorare, magari esaltare o peggio ridurlo a qualcosa da denigrare? Di questi ultimi atteggiamenti In Italia ne abbiamo avuti sempre e anche casi recenti nei campi più disparati, dalle vicende di una squadra di calcio alla morte di un ex presidente del Consiglio dei ministri. I due esempi non sono accostati a caso: mostrano infatti un atteggiamento, quasi sempre acritico e pregiudiziale, di “tifoseria”, tradotto in contrapposizione che si nutre di propaganda e di violenza. Non è l’amore identitario per i propri colori o la convinzione delle proprie idee politiche e sociali a smuovere gli animi, ma l’odio o magari l’invidia per l’avversario.

Perché rammentare. questo trattando di un incontro interreligioso? Perché in questa fase della storia, che vede purtroppo rinnovarsi anche mistificazione dell’appartenenza religiosa per scopi inconfessabili, è un segno, magari piccolo, ma significativo, di un approccio diverso, di un dialogo autentico, di un parlarsi da fratelli.  “Dobbiamo allargare le braccia e accogliere, in questo c’è il segno dell’attenzione all’altro che ci viene donato come dono di Dio, che non solo ascoltiamo, ma con il quale ci poniamo in un atteggiamento di reciprocità. È il grande dono dell’unità. Ritrovare fraternità e verità è diventata un’esigenza non solo religiosa, ma culturale, all’interno di un mondo frammentato.

Mons. Francesco Orazio Piazza
Mons. Orazio Francesco Piazza

Ecco il perché questa sera, in questo luogo che voglio chiamare luogo dello spirito, dove in questo contesto la natura racconta la vocazione del Beato Bàrberi”, ha detto il vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza, che ha partecipato e ha moderato l’incontro, organizzato dall’Associazione Amici del Beato Bàrberi, presieduta dall’editore e direttore editoriale di questo giornale, Mario Mancini.

Mario Mancini
Mario Mancini

Un tavolo e un po’ di sedie sotto gli alberi, un susseguirsi di parole mai meno che affettuose, senza sincretismi superficiali tra identità cristiane, infine la firma di una dichiarazione che spiega il perché dell’incontro apposta dai relatori, il vescovo Piazza, Ian Ernest, Arcivescovo del Centro Anglicano di Roma, padre Hermann Geissler, Direttore del Centro Internazionale degli Amici di Newman, Salamet Ashour, professore emerito di cultura islamica e lingua araba, il reverendo John Tiwo, pastore evangelico della Comunità nigeriana, padre Vasile Bobita, parroco della Comunità ortodossa rumena di Viterbo, padre Adolfo Lippi, passionista del Ritiro di Cura di Vetralla, don Gianni Carparelli, dell’Associazione Amici del Beato Domenico, il  venerabile Wilchchiye Dhammavijaya Ther, monaco buddista.

vescovo Piazza, Ian Ernest, Arcivescovo del Centro Anglicano di Roma, padre Hermann Geissler, Direttore del Centro Internazionale degli Amici di Newman, Salamet Ashour, professore emerito di cultura islamica e lingua araba, il reverendo John Tiwo, pastore evangelico della Comunità nigeriana, padre Vasile Bobita, parroco della Comunità ortodossa rumena di Viterbo, padre Adolfo Lippi, passionista del Ritiro di Cura di Vetralla, don Gianni Carparelli, dell’Associazione Amici del Beato Domenico, il  venerabile Wilchchiye Dhammavijaya Ther, monaco buddista

Gli atti dell’incontro, con i diversi interventi, saranno pubblicati su Sosta e Ripresa sia online sia in un numero speciale della rivista cartacea.

L’incontro aveva avuto un significativo preambolo con la visita di alcuni dei relatori alla Necropoli etrusca di Viterbo a Castel d’Asso. Ha fatto da guida l’ingegner Luciano Proietti presidente dell’associazione Archeotuscia che custodisce questo importante sito dove i nostri antenati esprimevano il massimo della loro spiritualità nel culto dei defunti e nella fede di una vita dopo la morte fisica. É un fatto che l’inizio del processo di “ominizzazione” (per dirla con Teilhard de Chardin) viene identificato con il nascere di espressioni di culto del trascendente e di una forma di spiritualità. All’opposto il tramonto delle grandi civiltà e culture è segnato dal degrado dei valori morali e spirituali.

In merito, dai vari interventi nell’incontro è emersa la convinzione che la cultura del mondo occidentale più prospero stia declinando proprio per l’appiattimento della sua società sul consumismo e sul materialismo a scapito di valori trascendentali e morali. Di contro, una nuova linfa di genuina spiritualità sembra soffiare dalla fede dei giovani popoli che aspirano a più dignitose forme di vita. Proprio per questo Mancini, commentando l’intervento dell’assessore ai servizi sociali del comune, Patrizia Notaristefano, sulla necessità di recuperare strutture per la fruibilità delle nuove comunità immigrate a Viterbo, ha rimarcato che la vera libertà religiosa non consiste nel togliere crocifissi o mezzelune o altri simboli dai muri, ma quello di dare mura dignitose a comunità religiose che si devono adattare a scantinati e grotte. La diocesi di Viterbo ha già messo alcune chiese poco frequentate a disposizione, rispettivamente degli ucraini di rito greco bizantino, dei rumeni ortodossi e dei moldavi ortodossi. Da parte sua, l’Associazione intestata a Bàrberi si è d’altronde mossa da tempo per il ripristino di strutture come la ex-scuola rurale di Castel d’Asso, di proprietà del comune.

Ma non è tutto: ci si è incontrati, come ha detto monsignor Piazza, in un luogo dello spirito. Ma di uno spirito chiamato a farsi servizio. La cappella dedicata a Bàrberi fu costruita a ridosso del casale Molaioni. Qui pascolava le greggi il piccolo Domenico, chiamato Meco della Palanzana. Qui questo pastorello incontrò dei padri passionisti rifugiativisi a seguito della soppressione degli Ordini religiosi decretata da Napoleone nel 1809. Qui nacque la sua vocazione religiosa, la volontà per divenire un grande erudito, l’ardore per spendere la sua vita come missionario “apostolo dell’Inghilterra”. Fu lui ad accogliere nella Chiesa cattolica il grande convertito J.H. Newman (canonizzato il 13 ottobre 2019) e tra gli altri il nobile Ignatius Spencer, zio di Wiston Churchill e per inciso antenato della principessa di Galles Diana Spencer.

Oggi quel luogo, di proprietà della provincia, è in rovina. L’Associazione dedicata a Bàrberi propone di restaurarlo e attrezzarlo come luogo di accoglienza per i forestieri che vengo a Viterbo per assistere propri congiunti ricoverati nel vicino ospedale di Belcolle, la principale struttura sanitaria della Tuscia. Questo progetto, come quello a Castel d’Asso, richiede un impegno delle istituzioni amministrative. I loro rappresentanti hanno espresso interesse e disponibilità. Sosta e Ripresa riferirà puntualmente ogni sviluppo in merito.

 

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