Non semplice ricordo, ma consapevole memoria. È stato questo, insieme al rispetto ed alla commozione, il senso della cerimonia a Fabrica di Roma, in onore di Fulvio Pulcinelli, una guardia di pubblica sicurezza, come si chiamavano allora i poliziotti, che fu una delle tante vittime in quelle terre friuliana e dalmata dove si consumarono  orrori indicibili, negli anni crudeli della Seconda Guerra Mondiale.

La cittadina della Tuscia non ha dimenticato il suo figlio, ma soprattutto non lo ha fatto la locale sezione dell’Associazione nazionale polizia di Stato (Anps) che ha ottenuto di  intitolare a Fulvio Pulcinelli il piazzale antistante il cimitero, dove ha posto  una targa benedetta da don Luigi Peri.

Il sindaco Mario Scarnati ha sottolineato che “Una società senza passato non ha futuro, noi a Fabrica dobbiamo molto all’Anps perché ci ricorda molto spesso episodi come questo”.

Quegli orrori furono generati solo in misura parziale  dall’odio etnico e molto più dal feroce estremismo ideologico delle parti avverse, ma questi aspetti non riguardarono il giovane Pulcinelli. Quel giovane  era un servitore dello Stato, non di un’ideologia. A lasciarlo al suo posto, davanti all’avanzata dei partigiani jugoslavi comunisti di Tito, scatenati in una violenza che nessuna vendetta per quelle subite dal fascismo può giustificare di fronte alla storia, fu il senso del dovere.

Molti suoi commilitoni fuggiroro, nella scelta comunque comprensibile di cercare, di conservare la vita. Ma Pulcinelli, il cui corpo non è mai stato ritrovato,  e altri come lui – una quarantina in quelle regioni sconvolte,  in gran parte ritrovati nelle foibe di Basovizza, vicino Trieste –   considerarono la divisa che indossavano, il giuramento fatto alla patria, un impegno di vita al quale non sottrarsi.

Michele Paternoster
Michele Paternoster

Proprio a questi ha fatto riferimento il presidente nazionale dell’Anps, Michele Paternoster intervenuto alla cerimonia a Fabbrica di Roma, tenuta nel pieno rispetto delle norme anti Covid, tra mascherine e distanziamento, nel piazzale in cui la commozione poteva palparsi. «Ricordiamo un giovane eroe, un poliziotto responsabile, caduto proprio per rispettare l’impegno preso come guardia di pubblica sisurezza – ha detto -. I colleghi trucidati rimasero al loro posto. Questo ricordare qualcuno che ha perso la vita per fare il proprio dovere, deve essere portato avanti nel tempo. Soprattutto per coloro che stanno crescendo. Siamo felici di questo impegno, di partecipare a queste manifestazioni. Noi ci teniamo a ricordare i nostri colleghi e tutti quelli che hanno sacrificato la loro vita per la nazione».

In questo senso Pulcinelli è un esempio, un testimone che noi tutti ereditiamo e del quale dobbiamo preservare la memoria, soprattutto in questo tempo così difficile.

Fabrica di Roma, Fulvio Pulcinelli
Il Questore Massimo Macera il Prefetto Giovanni Bruno

 

Simili accenti ha tenuto il questore di Viterbo, Massimo Macera, nel celebrare «…un eroe, un ragazzo di vent’anni con madre padre, ucciso in terra di Croazia. ..» e insieme con lui  le vittime di Basovizza e tutti quegli altri poliziotti  caduti del periodo della guerra, i cui nomi sono riportti nel sacrario della Polizia di Stato a Roma. «Oggi è un momento particolare – ha detto Macera – perché il nostro Pulcinelli  è un eroe del quale essere orgogliosi, noi lo ricordiamo in questa cerimonia, ma pensate al grande dolore della famiglia nell’apprendere questa notizia della morte del loro caro. Lui e quegli altri quaranta ragazzi  hanno veramente incarnato la quintessenza dell’essere poliziotti: non si sono mossi,  sono rimasti lì. Dobbiamo ispirarci a questo valore, per questo non siamo retorici nel senso negativo della parola, ma in quello più che positivo».

Insieme con i parenti di Pulcinelli, Claudio e Gino Francola, erano presenti alla cerimonia, la Fanfara della Polizia di Stato, ed anche il prefetto di Viterbo, Giovanni Bruno, Massimo Impronta, dirigente dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma.

Per le associazioni alcuni rappresentanti della sezione Anps Viterbo e del Gruppo Volontari della Sezione Anps, con i rispettivi presidente Mario Procenesi e vicepresidente Antonio Massari. Con loro il vicepresidente nazionale Anps Donato Fersini.

Sono inoltre intervenuti  alla cerimonia Maurizio Federici e Silvano Olmi del Comitato 10 Febbraio Viterbo, particolarmente attivo nella ricerca dei corpi delle vittime delle foibe.

La cerimonia è stata curata dalla locale sezione Anps, rappresentata da Massimo Ricci.

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