In questi giorni di tanti restringimenti – per molti anche per l’agire e operare il bene – Sosta e Ripresa intende offrire ai suoi lettori, insieme al lavoro di quanti questo giornale producono, anche contributi di riflessione su cosa la linea editoriale del giornale ritiene sia davvero questo bene.
Incomincia a farlo nel giorno di Natale – e lo concluderà all’Epifania – seguendo l’insegnamento al quale tale linea editoriale si ispira, quello della sua fondatrice, Tommasa Alfieri. E per questa prima volta il direttore responsabile ritiene opportuno firmare questa scelta, comunque condivisa dalla direzione tutta.

Per riflettere su questo tempo forte dell’anno, la Signorina Masa, come la chiamavano quanti a lei erano più vicini, parte quasi dalla fine, dal significato dell’Epifania (poi ci sarà il Battesimo del Signore a concludere il tempo liturgico di Natale). Il perchè lo spiega il passo evangelico dal quale prende spunto il suo commento: “E domandavano: dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2). Quello dei Magi «È l’interrogativo alla fine di una lunga attesa vigilante – scrive Tommasa Alfieri -. È l’interrogativo, però, di chi cammina per arrivare: di chi ha già fatto una scelta, ha deciso di partire, ha lasciato e si è messo in viaggio».
Del resto, è un atteggiamento che già l’Antico Testamento aveva raccontato come segno di speranza e d’impegno nella vicenda unana: parte e viaggia Abramo, parte e viaggia il popolo d’Israele con Mosè. E noi? Dove, come lo cerchiamo il Dio che si è incarnato? Lo rivolgiamo e ce lo rivolgiamo quell’interrogativo? E come ci poniano nel farlo, dopo due millenni di cristianesimo? «Non è un interrogativo da seduti», sottolinea Tommasa Alfieri, mentre noi «abbiamo, spesso, una fede piena di interrogativi, ma da fermi, cioè senza aver lasciato per trovare e senza camminare per arrivare. Per questo i nostri interrogativi rimangono duri e non si sciolgono in un abbraccio».
Certo, si può “per la ragione stessa del viaggio, viaggiare”, come cantava Fabrizio De Andrè, caro a chi scrive. Ma ogni marinaio – e chi scrive lo è – sa bene che senza una rotta c’è solo deriva. Per essere cristiani non basta somigliare a un viaggiatore senza meta, perchè la mera apertura all’esperienza non è una meta, occorre somigliare al marinaio che naviga verso un porto. Per alzarci dal nostro letto, dalla nostra poltrova, dalla nostra sedia occorre uno scopo, una necessità, un interesse o comunque un motivo. «D’altra parte – insegna Tommasa Afieri – è l’interesse che muove. Che noi si abbia troppi interessi e non quello supremo: trovare il Signore? (…) nell’orto degli ulivi una donna chiese anch’essa dove era, dove era stato messo il Signore (Gv 20, 13). E cercandolo lo trovò risorto. Non si trova il Signore a Betlemme, come non lo si trova nell’orto degli Ulivi se non si cammina cercandolo e volendolo a tutti i costi trovare. Che forse noi ci si illuda di averlo trovato “a sufficienza”? Signore dove sei? dove ti hanno messo? La tua Vergine Madre nella mangiatoia … e sei tutta dolcezza a guardarti… le pie donne nel sepolcro … e sei tutto sangue a guardarti …».
Non è un accostamento forzato: l’incarnazione, la nascita del Signore e la sua passione e morte sono strettamente connesse, sono due tappe del cammino verso la sua meta finale, verso la resurrezione, quella di Gesù e grazie ad essa la nostra. Spesso l’iconografia artistica lo ha compreso e rappresentato.
Per esempio in un museo di Washington c’è una Natività del pittore cinquecentesco Lorenzo Lotto, nella quale su una parete è dipinto il Crocefisso, il che può sembrare anacronistisco, ma è teologicamente più che fondato. Guido Reni dipinse Gesù bambino addormentato sulla croce. Di più, in moltissime icone ortodosse orientali la culla del Bambinello ha la forma di una bara.
Tommasa Alfieri sapeva bene che con l’incarnazione entra nella storia la Pasqua di passione e di risurrezione, di annichilazione e di glorificazione.

Ma pure in questo tempo di Natale è dolce contemplare, come Francesco nel primo presepe a Greccio, come nei presepi nelle nostre case, l’immagione dolce del Bambino che vi troviamo. E il modo giusto per farlo ce lo suggerisce proprio Tommasa Alfieri: «Cerchiamo con raddoppiata devozione Maria Santissima: trovata lei troveremo sul suo grembo il Signore. Maria è la stella che accompagna e guida la ricerca per trovarlo. “Siamo venuti per adolarlo”. Il motivo del viaggio è chiaro: trovarlo e adorarlo… Noi lo sappiamo ora ancor più e meglio dei Magi!».
Direttore Responsabile
Giornalista professionista, ha lasciato a fine febbraio del 2016, pochi giorni dopo il suo sessantesimo compleanno, L’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, dove aveva svolto la sua professione negli ultimi trent’anni, occupandosi principalmente di politica internazionale, con particolare attenzione al Sud del mondo.
Ha incominciato la sua professione giornalistica nel 1973, diciassettenne, a L’Avanti, all’epoca quotidiano del Partito Socialista Italiano, con il Direttore Responsabile Franco Gerardi. Nello stesso periodo, fino al 1979, ha collaborato con la rivista Sipario e ha effettuato servizi per l’editrice di cinegiornali 7G.
Ha diretto negli anni 1979-1980 i programmi giornalistici di Radio Lazio, prima emittente radiofonica non pubblica a Roma, producendovi altresì i testi del programma di intrattenimento satirico Caramella.
Ha poi lavorato per l’agenzia di stampa ADISTA, collaborando contemporaneamente con giornali spagnoli e statunitensi.
Nel 1984 ha incominciato a lavorare per la stampa del Vaticano, prima alla Radio Vaticana, dove al lavoro propriamente giornalistico ha affiancato la realizzazione, con altri, di programmi di divulgazione culturale successivamente editi in volume.
All’inizio del 1986 è stato chiamato a L’Osservatore Romano, all’epoca diretto da Mario Agnes, dove si è occupato da prima di cronaca e politica romana e italiana. Successivamente è passato al servizio internazionale, come redattore, inviato e commentatore. La prima metà degli anni Novanta lo ha visto impegnato in prevalenza nel documentare i conflitti nei Balcani e negli anni successivi si è occupato soprattutto del Sud del mondo, in particolare dell’Africa, ma anche dell’America Latina.
Su L’Osservatore Romano ha firmato circa duemila articoli sull’edizione quotidiana e su quelle settimanali. Ha inoltre contribuito alla realizzazione di alcuni numeri de I quaderni de L’Osservatore Romano, collana editoriale sui principali temi di politica, di cultura e di dialogo internazionali.
Collabora con altre testate, cattoliche e non, e con programmi d’informazione radiofonica e televisiva.
È Direttore Responsabile, a titolo gratuito, della rivista Sosta e Ripresa.
Ha insegnato comunicazione e politica internazionale in scuole di giornalismo e ha tenuto master di secondo livello, come professore a contratto, in Università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze in Italia e all’estero. Ha tenuto corsi sull’attività diplomatica della Santa Sede in istituti superiori di cultura in Italia.
È autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, diari di viaggio, testi teatrali. Sue opere sono riportate in antologie poetiche del Novecento.
È tra i fondatori dell’Associazione Amici di Padre Be’ e della Fondazione Padre Bellincampi ONLUS, che si occupano di assistenza all’infanzia, e dell’associazione L.A.W. Legal Aid Worldwide ONLUS, per la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo. Ha partecipato a progetti sociali per la ricostruzione di Sarajevo. È stato promotore e sostenitore di un progetto di commercio equo e solidale realizzato in Argentina.