Nell’Itinerario quaresimale Tommasa Alfieri per il Mercoledì della I settimana di quaresima scriveva:
“Sconta i tuoi peccati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti e Dio perdonerà le tue colpe” (Daniele 4, 24b).
Sappiamo che la fede senza le opere è vana. E il pentimento che non si apre in bontà e in misericordia, non è sincero.
Oggi pratica qualche Opera di misericordia: quelle corporali che si completano in quelle spirituali. Fa che ti costi: che sia una rinunzia per dare, un sacrificio per offrire.
Leggi e medita la lettera di S. Giacomo II, 14.20. (da www.sostaeripresa on line di mercoledì 24 febbraio 2021).
Con questo spirito la comunità che si riunisce intorno a don Gianni nella chiesa di Castel d’Asso per la quaresima del 2021 si è privata di qualche cosa per offrirlo ai più bisognosi.
Concretamente sono stati raccolti 200 € con i quali è stato offerto un pranzo agli ospiti che affollano la mensa della Caritas Diocesana di Viterbo. Così il 19 Marzo, festa di San Giuseppe, in anonimato ed in spirito di servizio, i volontari dell’associazione hanno
indossato grembiule e mascherine, fatto il tampone per il covid-19 ed hanno servito a tavola una quarantina di questi amici.
È una goccia nell’oceano grande del servizio che la Caritas, specialmente in questo lungo periodo di emergenza sanitaria, economica e sociale, presta ai fratelli meno fortunati in tutti i campi: dal pasto caldo all’assistenza
legale, dal dormitorio notturno al co-housing, dagli orti solidali all’assistenza domestica.
Ma l’oceano è fatto di gocce; e disseta anche chi le offre, permettendo un pasto arricchito da un sorriso … e dai bignè di San Giuseppe.
Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.