Un Giubileo lungo 2 anni
di Mario Mancini
2025 anni fa una stella sorse in Oriente (Mt 2, 2). Di per sé nulla di strano: tutto il firmamento degli astri si muove da Est verso Ovest. È effetto della rotazione della terra intorno al proprio asse in senso orario; movimento apparente che poi non dipende dalla rotazione della Terra intorno al Sole come l’immaginario collettivo si esprime a seguito del “processo a Galilei”. Nel corso delle 24 ore l’orizzonte rivela i diversi astri con una altezza via via crescente fino ad un massimo chiamato zenith. A seconda della relativa inclinazione dell’asse terrestre rispetto ai diversi corpi celesti ed al moto relativo tra loro e la Terra questa traiettoria può apparire in un certo emisfero per un certo periodo di tempo e poi “tramontare”: processo biblico lungo ere siderali.
Questa stella di cui si parla nel Vangelo di Luca e che mise in moto i “sapienti” di quelle regioni orientali (Mt 2, 2) doveva avere qualcosa di veramente eccezionale, per farli mettere in moto dai loro lontani paesi e confluire lungo il suo percorso. Una stella apparentemente “normale” come scritto dal Profeta (Mi 5,1), come dichiarato dai Magi e come raffigurato nelle prime catacombe, invece che una cometa, raffigurazione artistica “inventata da Giotto”. Cosa metteva in relazione quella stella e la nascita del “Re dei re”? Probabilmente qualche cosa legato alle profezie ed ai racconti diffusi in generazioni precedenti dalla diaspora degli Ebrei esiliati prima in Egitto e poi in Babilonia, paesi di profonde conoscenze astronomiche. Non erano certamente “credenti” nel senso spirituale, ma la loro scienza e i loro studi avevano acceso una Speranza laica: quella di essere testimoni di un evento eccezionale, cosmico: Pellegrini di Speranza. Il viaggio non sarà stato facile, con i pericoli, le incertezze, le crisi inevitabili. Il loro ospite improbabile, Erode, che si informa minutamente della tempistica, calcolò in circa due anni la lunghezza del loro peregrinare. Alla corte di Erode avviene una prima rivelazione: chi stanno cercando non è semplicemente il “re dei Giudei”, ma il Messia (Mt 2, 4), il Salvatore.
Infine la Scienza raggiunge il fine della propria ricerca: un bambinello. Piace pensare che in un paio di anni il carpentiere Giuseppe abbia potuto arrangiare una sistemazione abitativa per la sua sposa Maria e per il bambino Gesù a lui affidato: in fondo stava nel paese dei suoi antenati, della sua tribù, dei suoi parenti. Entrati nella casa la Scienza si inchina a Maria e ad adorare al bambino (Mt 2,11), il tipico gesto di devozione verso la divinità. Il peregrinare è finito, hanno cercato la verità ed hanno trovato la VERITA’, si scopre un orizzonte diverso, si apre una realtà nuova, il viaggio può riprendere non più seguendo gli astri, ma illuminati si sono aperti a ricevere una visione soprannaturale, guidati da un messaggio esplicito di cambiare strada: “per altra via tornarono al loropaese” (Mt2, 12).
In questo anno giubilare è bello guardare a questo episodio evangelico come a una metafora del percorso che ogni uomo può e deve fare: di ricerca interiore, di conversione (cambiare strada, conversione ad “U”), di conquista. Ogni momento è buono, ma questo anno di Grazia lo è in modo speciale, grazie al dono che la Chiesa dispensa.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.