La partecipazione alla Messa domenicale resta il cuore e il fulcro della vita cristiana. Sosta e Ripresa intende offrire ai propri lettori un contributo di riflessione sulla liturgia domenicale, nella convinzione che “spezzare la Parola” del Signore è indispensabile per meglio partecipare alla sua mensa eucaristica.
In questo cammino per il resto dell’anno liturgico ci accompagnerà don Gianni Carparelli.
18 luglio 2021, XVI Domenica del Tempo Ordinario. – Anno B
“… venire in disparte voi soli …” (Mc 6, 30)
Il Signore ci guida su due strade quasi parallele: immersione nel mistero e cammino per le strade del mondo. Un po’ come l’Ora et Labora (prega e lavora) di san Benedetto, patrono d’Europa. Se ne fossi capace, metterei mano a una rilettura della Regola di Benedetto che mi sembra un cammino molto vicino a quello che Marco ci racconta, non solo nel brano di oggi ma anche con la parte finale nei versetti 34-44 e che la domenica XVII ci verrà riproposto anche se nella redazione di Giovanni 6, 1-15. Ho letto che Karl Barth diceva: “per fare una buona omelia occorre avere in una mano il Vangelo e nell’altra il giornale”. Altrimenti raccontiamo “ciance”. Ricordi cosa scriveva Dante? “Non disse Cristo al suo primo convento:/ andate e predicate al mondo ciance/ma diede lor verace fondamento…” (Paradiso XXIX, 109-111). Questo ce lo ricordavano dom Helder Camara e dom Pedro Casaldaliga. Madre Teresa poi predicava con la vita e i nostri missionari non sono da meno. Entrare dentro se stessi per vedere e capire, ma poi uscire per incontrare la realtà umana e la storia.
Come dovettero fare i discepoli e Gesù. Le persone che trovavano lungo il loro seguire Gesù – lo vedevano bene – erano tutte come pecore senza pastore e senza cibo. E loro lasciarono il “luogo in disparte” e tornarono sulle strade e sulle piazze. In ascolto della Parola di vita, ma attenti alla storia. Non dicevano per chi votare e contro chi lottare. Offrivano un cibo per vivere, per vedere, per capire. Poi il discernimento aiuta le persone a fare scelte personali e di comunità di fede. E il bene si diffonde partendo da loro: .bonum est diffusivum sui (il bene è di per se stesso contagioso, potremmo tradurre), insegnava san Tommaso d’Aquino. E allora? Abbiamo bisogno di riflettere e meditare per poi andare a camminare nelle strade con gli occhi aperti e attenti alla “fame e sete” della gente. Dobbiamo noi tutti diventare il cibo e la bevanda. “Fate questo in memoria di me”.