Dal 2020 i progetti dell’associazione Amici del Beato Domenico sono stati sconvolti dalla pandemia, né è valso a molto il ricorso ai “social media” per garantire gli scopi associativi.
La congiuntura si è d’altronde innestata in un periodo particolarmente controverso: anche un banale vaccino è diventato motivo di scontro e di contrasto. Anche lo spirito sportivo olimpico sembra incrinarsi sotto i colpi di contrasti razziali, sociali e politici.
C’è bisogno di esempi conciliazione e di fraternità come quello del Beato Domenico, consumato nella salute fisica; proclamato da San Paolo VI, in occasione della beatificazione il 7 novembre 1963 (in pieno Concilio Ecumenico) apostolo dell’ecumenismo.

Con queste parole il Beato Domenico manifestò il suo amore per gli altri quando, schernito dall’uditorio, alla sua prima predica in Inghilterra, per il suo aspetto goffo e per il suo accento cockney-viterbese, dichiarò: “la maggioranza di voi non era ancora nata ed io già pregavo per le vostre anime. Ora io sono al centro di tutti i miei desideri terreni. Non c’è altro per me che dedicare tutte le mie facoltà al vostro benessere spirituale.”
Oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi che ci stimolino all’ecumenismo ed alla fraternità senza riserve.
Ricorderemo il nostro Meco della Palanzana nella cappellina a lui dedicata, presso il casale Molaioni, dove da ragazzo, aiutava nei lavori campestri, venerdì 29 ottobre alle ore 17:00 con la Santa Messa celebrata da don Gianni Carparelli.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.