Il tempo in fuga
Le meridiane tracciate in bella vista sulle pareti esterne dei monasteri, esposte a Sud, in eleganti linee pittoriche e architettoniche, indicavano al monaco, fino a un recente passato, l’ora precisa del giorno e l’inarrestabile corsa del tempo. Sul quadrante veniva inciso un motto latino a perenne severo monito del religioso: “Fugge il tempo” (fugit irreparabile tempus), “vola il tempo senza sosta” (ruit hora sine mora), “il tempo tutto consuma” (tempus omnia edax).
Proprio così, scorre rapidamente il tempo, come il fiume verso la foce. Tutto nel mondo interiore dell’uomo e intorno all’uomo passa inesorabilmente; tutto gli sfugge senza che possa trattenere qualcosa; tutto è un fluire e uno scorrere a ritmi vertiginosi. L’esperienza quotidiana conferma che ogni realtà che entra nel tempo è soggetta alla triplice legge del logorio, dell’oblìo e della fine.
Ogni realtà creata non può essere trattenuta gelosamente, perché scivola come l’acqua tra le dita e presto non si ha più nulla. Ogni cosa sfugge all’uomo con una fuga incessante: “come gli uccelli che volano verso terre lontane, come i venti che passano per la nostra regione, come le navi che solcano i mari, come le nubi portate via dal vento, come il fumo che si dilegua, come l’ombra che fugge” (I. Larranaga).
La sapienza biblica non perde occasione per mettere l’uomo di fronte al suo senso del limite, della finitudine, della relatività di ogni cosa che lo coinvolge e della condizione effimera della sua esistenza. La vita dell’uomo sulla terra è ‘ebel – afferma il biblico Qoelet – cioè “è fumo, ombra, soffio, nebbia leggera, vapore, vanità…” (Qo 1, 2.14; 2,17; 3,20…), è qualcosa di evanescente, di impalpabile; è come alito inafferrabile.
“Come ombra è l’uomo che passa; – dichiara amaramente Giobbe -/ la mia esistenza davanti a te è un nulla” (Gb 14,18); “come fiore che spunta e avvizzisce, / fugge come ombra” (Gb 14,2); “sì, sono un soffio i figli di Adamo, – aggiunge il salmista -, / insieme sulla bilancia sono meno di un soffio” (Sal 61,10).
2.Vivere intensamente l’“oggi”
Nella dinamica della salvezza, l’“oggi” ha un enorme valore teologico-spirituale e si esplicita in una triplice articolazione ben distinta l’una dall’altra: si ha il krònos, che è il tempo cronologico, scandito dall’orologio; è il tempo misurabile, avvertito nell’avvicendarsi delle stagioni. Vi è poi il kairòs che evidenzia il contenuto del tempo, ciò che l’uomo è capace di realizzare; è il tempo propizio, è l’occasione da non perdere, è l’opportunità felice delle grandi scelte e delle definitive risoluzioni della vita. Vi è infine l’aion o “eone” ed è il tempo senza tempo, l’“oggi” senza vespro, cioè l’eternità.
Nella pienezza dei tempi, Cristo, incarnandosi, è entrato nel nostro “oggi” e si è rivestito, come noi, di finitudine, di limite, di fragilità, di mortalità. Si è reso presente nel fluire dei giorni, annunciando: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1,15). Ciò vuol dire che è lui che conferisce completezza, senso e valore al nostro tempo. E’ appunto per questo che risuona sovente nel suo messaggio il riferimento all’ “oggi della salvezza”:
“Oggi nella città di David vi è nato un Salvatore” (Lc 2,11); “oggi si è adempiuta questa parola che avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4,21); “oggi abbiamo visto cose prodigiose” (Lc 5,26); “oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5); “oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Lc 19,9); “oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23,43). Qui non siamo più in presenza soltanto di una notazione cronologica, ma soprattutto teologica.
Così, l’aforisma oraziano del carpe diem (tratto dalle Odi del poeta latino 1,11,8), non suona come un distorto invito al godimento effimero, ma acquista la giusta interpretazione propria del contesto cristiano e assume la connotazione di un saggio e urgente imperativo: approfitta del tempo che hai a disposizione, cogli l’occasione che ti viene offerta, vivi intensamente il presente.
L’“oggi” diventa la sede della rivelazione e delle segrete ispirazioni divine, il luogo della personale realizzazione, lo spazio acustico dell’ascolto. In definitiva, il poeta latino rivolge un pressante invito a possedere il tempo, senza esserne posseduti.

Licenza in Scienze Bibliche conseguita presso il Pontificio Istituto Biblico.
Dottorato in Teologia Dogmatica conseguito presso la Pontificia Università Gregoriana.
Docente presso l’Istituto di Scienze religiose di Viterbo.Docente presso il Centro Nazionale USMI.
Maestro degli studenti teologi cappuccini dell’Italia Centrale (1967-1976).
Superiore Provinciale dei Cappuccini della Provincia Romana (1982-1988).
Presidente dei Superiori Provinciali Cappuccini d’Italia (1982-1985).
Consultore teologo della Congregazione per le Cause dei Santi (1989- ).
Visitatore apostolico di un Istituto religioso per incarico della Congregazione dei religiosi.
Docente presso l’Istituto Teologico San Pietro dal 1997.
Autore notissimo, conduttore a Radio Maria, direttore spirituale e predicatore per numerosi istituti religiosi femminili.