Una passeggiata con i propri amici a quattro zampe in questa domenica 20 marzo, equinozio di primavera, si è dipanata come un vero viaggio a ritroso nel tempo, partito dalla chiesetta di Castel d’Asso, già altre volte in questi mesi luogo di simili appuntamenti.
Favoriti da una radiosa prima giornata di primavera gli amici di Castel d’Asso insieme a quelli di ArcheoTuscia O.D.V, Amici del beato “Domenico Barberi” e Fedeli di S.Maria di Castel d’Asso che hanno partecipato alla Messa e gli Amici della Francigena Viterbo. Il gruppo Pack Walk Viterbo si è unito con i loro cani alla passeggiata.
Dopo la celebrazione della S. Messa della terza domenica di quaresima, con il pressante invito alla conversione proposto dal Vangelo di Luca, si sono messi in cammino raggiungendo le rovine del castello medievale di Axia, ancora vegliate dall’imponente torre di avvistamento, per proseguire, guadando il torrente della sottostante vallata, verso la necropoli rupestre etrusca di Castel d’Asso.
In un salto indietro di 26 secoli, i partecipanti hanno infatti compiuto una sorta di viaggio temporale del quale il percorso fisico si è fatto metafora, incamminandosi prima per una strada asfaltata, per proseguire su di una sterrata e ancora lungo un sentiero campestre fino a superare una cascata su un orrido e attraversare un guado di fortuna, attrezzato per l’occasione con una passerella di fortuna dalla squadra dell’Associazione degli Amici del Beato Domenico Barberi. All’arrivo al sito archeologico erano ad accoglierli i responsabili dell’Archeotuscia (l’associazione che cura la pulizia e il mantenimento del sito) Luciano Proietti e Mario Sanna che hanno condotto il gruppo a visitare le tombe architettonicamente più interessanti, che si snodano, su più livelli, per centinaia di metri lungo una parete rocciosa a picco sula vallata.
Un elemento caratteristico delle sepolture di questi nostri progenitori era una piattaforma (anch’essa scavata nella falesia tufacea) dove venivano consumati dei pasti rituali per onorare e per vicinanza con gli antenati. Anche il gruppo dei pellegrini ha trovato sul posto un punto ristoro, attrezzato dalla solita squadra, per un momento conviviale per le persone e per i fedeli amici a quattro zampe che hanno le hanno accompagnate nella passeggiata. In una serena domenica di primavera, anche questa è liturgia: godere delle opere del Signore e dei semplici affetti umani.
I partecipanti hanno raccolto, prima di accomiatarsi, l’equivalente per coprire altri 3 m2 del tetto nuovo per la Chiesetta di Castel d’Asso.
Foto e video di Mariella Zadro

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.