Il falò è tra le tradizioni popolari più diffuse per festeggiare e solennizzare particolari feste ed eventi stagionali. Caratteristici della cultura contadina, di origini pagane, questi fuochi sono stati assorbiti dal cristianesimo e arricchiti di un nuovo significato religioso. Questa tradizione, come tante altre della cultura contadina, tende a perdersi con la urbanizzazione e l’impoverimento spirituale della gente.

Alcune comunità dimostrano, comunque, una caratteristica resilienza a rinnovare questi momenti di aggregazione, di festa popolare e di riflessione spirituale. Sosta e Ripresa ha seguito il Fuoco dell’Ascensione, preparato nel quartiere medievale di Viterbo, organizzato dall’arciconfraternita del Gonfalone, la parrocchia di Santa Maria Nuova, il comitato Centro storico San Pellegrino.

Per la parte della “ristorazione” ha provveduto l’azienda Viterbodolce, mentre l’Azienda Manca ha fornito il latte e preparato la giuncata. Tra l’altro la Confraternita ha ripristinato, per l’occasione, il giardino interno della chiesa delle Maestre Pie Filippine messo a disposizione dell’iniziativa.

Secondo la tradizione cristiana  il fumo sprigionato dal falò   simboleggia la con il fumo sprigionato a simboleggiare la nuvola che coprì Gesù quando ascese al cielo quaranta giorni dopo la Resurrezione, nascondendolo alla vista dei suoi discepoli.

Don Mario, il parroco, ha sottolineato, nel breve discorso di benedizione, che Gesù sparisce dalla vista degli Apostoli, ma li assicura che in maniera spirituale rimarrà sempre con loro fino alla fine del mondo: quindi non è una partenza, ma è la festa della “permanenza”. Gesù rimane sempre con noi e specialmente nei momenti di dubbio, di incertezza, di buio, “illumina” il cammino.

 

Il filmato della festa, realizzato da Mariella Zadro, al seguente link:

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