La terra da conoscere, rispettare, curare e rendersi amica generosa di doni, un lavoro che a misura d’uomo che chiede pazienza, umiltà e impegno. C’è tutto questo e altro ancora ne “La Scuola per Contadini” che è iniziata lunedì 4 luglio a Viterbo l,per iniziativa di Caritas e Acli locali, in continuità con le esperienze degli “Orti solidali”, di “Nonni e Nipoti”, in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia, Slow Food, l’Agenzia Regionale ARSIAL (erede della Riforma Agraria della Maremma).
Il progetto, sostenuto dal Bando Comunità Solidali 2020 della Regione Lazio, è strutturato in trecento ore di insegnamento con la propedeutica acquisizione del corso sulla sicurezza, del patentino per le piccole attrezzature e quello (HACCP) per la gestione dei generi alimentari.
I corsi sono gratuiti. Oltre a consentire l’apprendimento delle conoscenze basilari dell’agricoltura la Scuola consentirà la frequentazione sul “campo” delle aziende agricole locali e in prospettiva la possibilità dei partecipanti di lavorare nel settore o in quello della ristorazione a esso collegato nel quale sono attive molte delle aziende coinvolta.
Ha introdotto l’inaugurazione Elena Bocci insieme con la squadra Caritas composta da Francesca Durastanti (Presidente dell’Odv Caritas Emmaus) David Marino e Asia Santomauro.
Mariella Zadro, alla quale la Bocci ha dato il merito di aver avuto per prima l’idea dell’a nuova iniziativa, ne ha riassunto finalità e strutture.
Poi è stato il turno di Renzo Salvatori (Acli) di inquadrare tutto il corso in una politica regionale che vuole promuovere lo sviluppo delle risorse naturali a misura d’uomo, per l’uomo, insieme alla corretta e sostenibile gestione del territorio.
Molto interessanti sono state le presentazioni dei partecipanti: dai giovani, curiosi di nuove esperienze e capacità, ai meno giovani alla ricerca di rimettersi in gioco nel mondo del lavoro in un campo tradizionale, ma con nuove tecnologie e prospettive di sviluppo.

Editore e Direttore Editoriale
Mario Mancini, nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.
Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.
Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana.
Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.
Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.
La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.
Fino fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa.
Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolata dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.
Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in vari uffici diocesani e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.