È bello ricordare una delle più sentite processioni dei riti pasquali: il Cristo risorto di Tarquinia.
Quest’anno, la situazione causata dall’emergenza coronavirus ha ristretto le celebrazioni relative a questo rito c,he il poeta Vincenzo Cardarelli descriveva così: “Da San Giuseppe, si nomina un’altra parrocchia del mio paese. Questa è gloriosa per possedere la macchina del Redentore, grande, roseo, bellissimo, con gli occhi celesti, e un’incredibile ferita sul fianco, che si porta in processione, la sera del Sabato Santo, prima che cali il sole, correndo, con un seguito di tronchi enormi che fanno selva. Lungo il suo viaggio, dalle finestre, si sparano fucilate in aria: le campane si sciolgono e suonano a festa”.
Sabato Santo, in tarda serata, viene normalmente scoperta la statua, mentre una diretta streaming dalla chiesa di San Giuseppe, permetterà alla Città di assistere al gesto che dà il via ai festeggiamenti.
Alle ore 23.00, Don Augusto Baldini, dopo un momento di preghiera al cospetto del Cristo Risorto, lo svelerà agli occhi dei fedeli, per poi sciogliere le campane a festa.
Domenica alle ore 18.00 verrà celebrata la Santa Messa trasmessa in diretta, sempre dalla chiesa di San Giuseppe, alla presenza del Sindaco e dei Presidenti delle confraternite dell’Associazione “Fratelli del Cristo Risorto”.
Alle ore 23.00, Don Augusto Baldini, dopo un momento di preghiera al cospetto del Cristo Risorto, lo svelerà agli occhi dei fedeli, per poi sciogliere le campane a festa.
Domenica alle ore 18.00 verrà celebrata la Santa Messa trasmessa in diretta, sempre dalla chiesa di San Giuseppe, alla presenza del Sindaco e dei Presidenti delle confraternite dell’Associazione “Fratelli del Cristo Risorto”.
Negli anni scorsi invece al suo passare, dalle finestre si sparavano fucilate in aria le campane suonavano a festa, mentre il Cristo risolto portato a spalle, sopra un mare di teste, come una nave in mezzo ad una burrasca, si voltava e con il braccio alzato benediceva il popolo genuflesso.
La realizzazione di questa statua del Cristo Risorto viene fatta risalire intorno al 1832. Secondo la leggenda, la statua sarebbe stata ricavata da un tronco d’albero finito sulla riva del mare, di Tarquinia. Un condannato ai lavori forzati del penitenziario di Porto Clementino, l’avrebbe realizzata e venduta poi, alla Confraternita di San Giuseppe per 122 scudi. La leggenda riferisce ancora che l’autore compiuta l’opera rimase accecato per volere Divino affinché non potesse crearne altre della stessa bellezza.